Storie di integrazione

“L’imprenditore di se stesso” che dà lavoro ad altre persone

Illustrando l’economia di mercato, l’economista Luigino Bruni, dice che fino a tutto il Medioevo i prodotti del lavoro portavano impressa la firma, anche invisibile, del loro autore. La merce non era separabile da chi l’aveva prodotta, e dall’oggetto si poteva risalire al soggetto. Quella sarebbe stata l’epoca ideale per Stefan, rumeno di Poienile de sub Munte, nella Romania centro-settentrionale, classe 1988, arrivato alla Città dei Ragazzi il 29 luglio 2004.

Fa il posatore di parquet e il lucidatore/levigatore di pavimenti in marmo, e vive la sua professione come una vocazione. E’ come se l’etica del lavoro assumesse in lui caratteri di sacralità. Come un monaco in mezzo alla città, si sposta col suo furgone di casa in casa, di cantiere in cantiere, gioiendo del lavoro ben fatto e vivendo la sua vita come una benedizione. Oggi è un imprenditore, che dà lavoro anche ad altri, sempre attivo, perchè nemico dell’accidia.

Primo di 5 fratelli, decide di partire a 16 anni, perché amava essere indipendente. Il papà faceva il boscaiolo, la mamma la casalinga. Quando lui parte, l’ultimo dei suoi fratelli aveva solo un anno. In famiglia aveva respirato l’aria dell’impegno nel lavoro, che ti dà la buona autonomia. Due zii che lavoravano per conto loro, stavano bene economicamente e lui cresce inseguendo lo stesso sogno, che decide di realizzare in Italia. Arrivato a Trevignano da un cugino muratore, si accorge di essere troppo piccolo per fare il grande e gli viene consigliato di entrare in una comunità. Per arrivarci passa dalla Polizia nei pressi della Stazione Termini e lì, rifocillato da un agente con un bel panino e una Coca Cola, viene rassicurato che non deve temere nulla, perchè è un minore e verrà portato al sicuro. Due mesi alla Pronta Accoglienza della Caritas e poi alla Città dei Ragazzi. All’inizio è un po’ dura, fa fatica ad adattarsi, ma pian piano si convince a restare.

Gli educatori di allora lo descrivevano come vivace ed esuberante, giocherellone e alla continua ricerca di attenzioni, un po’ troppo disordinato e poco curato negli spazi. Sono i tratti distintivi di ogni adolescente, che si sta strutturando e cerca di capire cosa fare da grande. Impara l’italiano, frequenta la terza media, fa il primo anno di scuola superiore meccanica, un corso di falegnameria, un corso di lavorazione artistica del vetro, che lo affascina oltre ogni altra attività e, senza mai fermarsi, a dicembre del 2005, viene assunto come apprendista muratore in una bella impresa di costruzioni, gestita dall’architetto Dario Barbetta, che lo tratta come un figlio, gli dà tanti buoni consigli,  esortandolo a non sfinirsi perchè la giornata è lunga e lui si sveglia alle 5 di mattina, per raggiungere il cantiere.

Ad un certo punto decide di andare a fare il carpentiere, perchè guadagnava qualcosina in più. Lo farà per due anni. Non molla ma è dura, perchè si lavora anche sotto il sole cocente e le intemperie. E’ un operaio della precedente ditta che gli propone il lavoro da parquettista.

Inizia per Stefan un nuovo, lungo e piacevole apprendistato, che durerà 5 anni.

Lavora dal lunedì al venerdì come dipendente; il sabato e la domenica, dopo un po’, comincia a fare dei lavori in proprio, con l’avallo del nuovo datore di lavoro, che gli presta gli attrezzi, gli fornisce i materiali e gli segnala anche i clienti. Pian piano S.si costruisce un proprio portafoglio di clienti, affezionati a lui e al suo modo di lavorare. Monta parquets “disposti a spina di pesce, o a liste tutte parallele o in altri disegni,  fissati a un’orditura di correntini, annegati in un letto di malta, oppure applicati direttamente su un sottofondo di battuto di cemento mediante collanti; questi elementi vengono poi lisciati in opera, mediante macchine levigatrici e quindi lucidati a cera o spalmati di speciali vernici trasparenti”. Così descrive il suo lavoro fatto con listelli di legno. Con la stessa dovizia di particolari parla della levigazione e  lucidatura dei pavimenti in marmo. Se si ha la passione per l’artigianato c’è da perdersi dietro alla passione di Stefan, ma per noi sono importanti anche gli altri aspetti della vita della persona, e anche lì dimostra di aver fatto tutto con cura.

Sette anni fa, tornato in Romania durante le vacanze, conosce Giovanna. Negli anni a venire se ne innamora e il 3 agosto 2019 la sposa e torna con lei in Italia. A giugno 2020 nascerà il loro primo bambino, ma entrambi ne vogliono almeno 4 di figli, perchè dice: “non serve lavorare se non si costruisce una bella famiglia”. Entrambi cristiani ortodossi, riferisce che pregano ogni giorno, perché convinti che “senza di Dio, nulla si può fare”.

Un ultimo ricordo lo riserva alla Città dei Ragazzi dicendo che il 10 febbraio 2006 è stato l’ultimo giorno di permanenza nella Comunità. Il pranzo si concluse con una bella festa, per la quale lui volle comprare i dolci per tutti. Mangiarono molto bene, ma quel giorno pianse, perché lasciava un posto importante per la sua vita.