Storie di integrazione

In viaggio con un sogno… un salone tutto suo

Il sociologo statunitense Richard Sennet, nel libro “L’uomo artigiano”, dice che l’orgoglio per il proprio lavoro è centrale nei mestieri tecnici, in quanto è la ricompensa per la bravura e l’impegno profusi. Questa affermazione sembra coniata per Hosny (classe 1993), orgoglioso del suo lavoro di parrucchiere, giovane d’età, ma già con una ricca esperienza, maturata in anni di paziente apprendistato.

Quando arrivò alla Città dei Ragazzi, nel febbraio 2009, aveva lasciato l’Egitto all’insaputa del padre, Mahmoud, che avrebbe voluto che completasse gli studi. Era l’unico figlio maschio, secondogenito, in una famiglia di quattro figli. Il necessario per vivere non gli mancava ma il ragazzo si era lasciato convincere  da un trafficante di esseri umani, che reclutava giovani da far partire da Gharbia, chiedendo i soldi alle famiglie, quando arrivavano in Libia. Hosny credette ai suoi racconti e si allontanò da casa in sordina. Il gesto di ribellione incrinò in modo irrimediabile i rapporti col padre che, quando ricevette la chiamata dalla Libia, lo apostrofò dicendo: “Potrai tornare solo quando ti sarai realizzato”.

Col figlio ormai sul territorio libico, ai genitori non restava che racimolare velocemente la cifra  da pagare per farlo partire per l’Italia. L’alternativa era farlo perire, fra stenti e torture, nei “magazzini” – eufemisticamente definiti centri di raccolta profughi-   dove i migranti venivano ammassati.

Saldato il dovuto, il ragazzo parte col gommone dalla città libica di Zuara, diretto in Sicilia. Dopo quattro giorni di lenta navigazione, una nave militare italiana raccoglie in acque internazionali lui e gli altri compagni di traversata (un’ottantina) e li porta a Lampedusa. Dopo l’identificazione, viene trasferito a Naro, in provincia di Agrigento; tre settimane in una casa famiglia e la successiva fuga verso Roma, dove viveva lo zio di un ragazzo egiziano conosciuto durante il soggiorno siciliano. Vaga senza una meta precisa, guidato dal caso e delle illusioni adolescenziali. La Polizia lo porterà dalla stazione Termini a una Pronta Accoglienza e da lì, dopo qualche mese, alla Città dei Ragazzi, dove resterà fino a ottobre del 2011.

L’Archivio della Comunità restituisce di Hosny note melanconiche, riferite al primo periodo di soggiorno: desiderava altro e quello che viveva sembrava lontano dai suoi sogni. L’atteggiamento prevalente era di indifferenza generalizzata verso ogni proposta. Parlava poco di sé, non conosceva l’italiano  e gli educatori non potevano che osservarlo e prendere nota delle sue abitudini. La chiave di volta fu il 6 febbraio 2011, quando iniziò un tirocinio presso “Riflesso Donna”, un salone di parrucchiere uomo/donna, nel quartiere romano di Monteverde. Lì riemergono i suoi trascorsi di parrucchiere in Egitto, con il suo primo maestro conosciuto quando un errato trattamento ai suoi indomabili capelli ricci lo aveva reso quasi calvo.  Curato con successo, riceve la proposta di restare a bottega nel tempo libero dalla scuola, per imparare il mestiere.

La riconoscenza verso la Città dei Ragazzi è frutto soprattutto del ripensamento successivo. Presso di noi nel 2011 ha conseguito la licenza media; ha frequentato il primo anno del Corso per Acconciatori, presso il CFP “Nicoletta Campanella”, a Corviale. Parlava poco di sé ma era disponibile e generoso. Tagliava i capelli a tutti i ragazzi e,  assieme a un suo connazionale., sembravano Gianni e Pinotto. Entrambi sono stati rimessi in carreggiata dal parrucchiere Donato, che ha costruito assieme alla Comunità il loro percorso professionale.

Hosny oggi confessa che quando usciva dalla Città dei Ragazzi non andava sempre a scuola o in moschea, come dava a credere, ma spesso si recava al Centro Agroalimentare di Guidonia, a scaricare cassette di frutta in cambio di un po’ di soldi da mandare alla madre, “Per ridurre – dice – i debiti contratti per il viaggio e per aiutarla a costituire la dote per le tre sorelle.

“La Città dei Ragazzi – afferma  – è stata la mia casa, quando sono uscito ero un po’ perso, ma ero ricco del mio lavoro. Donato mi ha insegnato la precisione del taglio, Giuliana la fantasia dei colori. I nostri prodotti sono tutti biologici e di estrema qualità”.

       

Ricorda in particolare un educatore della Città dei Ragazzi, che quando lo vedeva troppo preoccupato gli diceva: “Vivi la vita con leggerezza, senza proiettarti troppo verso il domani. Stai nel presente e confida nel tuo talento”.

Questa restituzione potrebbe da sola qualificare l’intera mission della Città dei Ragazzi – accogliere la persona nella sua unicità e prepararla  ad essere un cittadino attivo e responsabile – ma queste storie non sono narrate per alimentare autoreferenzialità.

Hosny ha ripagato, col lavoro, tutti i debiti della sua famiglia e ha dato un grosso aiuto per il matrimonio delle tre sorelle. Un giorno vorrebbe avere un salone tutto suo, o in società con Giuliana. Ci metterebbe anche un’area trucco, estetica e foto perché, dice: “Non c’è donna che dopo una bella piega non mi chieda una foto”. Anche il papà oggi sarebbe fiero di lui.